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      L'attività dell'Accademia dura pochi mesi, e già 
        nella primavera del 1604 i giovani lincei si disperdono in seguito all'opposizione 
        della famiglia Cesi, in particolare del padre di Federico, che culmina 
        con la denuncia di van Heeck al Santo Uffizio. 
        Il medico olandese, infatti, fuggito dai Paesi Bassi per le persecuzioni 
        calviniste, principale animatore della “compagnia Lincea”, 
        agli occhi del padre di Federico è un personaggio pericoloso, stravagante 
        e sospetto di eresia. Le riunioni dei lincei iniziano a essere sorvegliate 
        e infine vengono proibite a casa del duca. Il clima persecutorio che si 
        instaura porta il giovane Federico ad allontanarsi da Roma e a rifugiarsi 
        ad Acquasparta. A nulla valgono i tentativi del medico fiammingo di ricomporre 
        i conflitti nella famiglia Cesi. Il padre, sempre più irato, dopo 
        aver denunciato  van Heeck riesce ad allontanarlo da Roma e dall’Italia. 
         
        Tale esperienza porterà il Cesi a maturare uno spirito più 
        cauto, senza abbandonare le proprie attività, tanto meno quelle 
        relative all’Accademia. I rapporti tra il principe linceo e i suoi 
        compagni continueranno anche a distanza, grazie a un intenso rapporto 
        epistolare, attraverso il quale verranno gettate le linee programmatiche 
        delle attività del sodalizio che nel giro di un anno rinascerà 
        più forte e consolidato di prima. 
        Stelluti e de Filiis nel frattempo tornano nelle loro città natali, 
        Federico viene mandato a Napoli per un viaggio di distrazione e di piacere. 
        Il Van Heeck, dopo aver soggiornato in Toscana, a Milano e a Torino, intraprende 
        un lungo viaggio attraverso l'Europa settentrionale. 
        
           
          
         
    
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