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COMITATO NAZIONALE PER IL
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1937 Muore Marconi. Breve Presidenza D'Annunzio   Approfondimenti


19331938
 

Il 20 luglio 1937, Guglielmo Marconi muore.
Con R.D. del 12 novembre dello stesso anno, viene eletto Presidente della Reale Accademia d'Italia Gabriele D'Annunzio.

Al Duce, che gli ha proposto la prestigiosa carica, così risponde



"Grande Compagno,
Capo dei Combattenti d'Italia,
mio Capo
Pur conoscendo la mia avversione agli offici e avendola approvata e secondata in tempi più sereni, Tu oggi mi desideri alla Presidenza dell'Accademia d'Italia come per risollevare sessant'anni di coltura latina e di pura devozione alla Patria latina.
La novissima Accademia accoglie e raccoglie il fiore dell'ingegno e degli studi onde s'orna la nostra "Alma Parens". Da quegli ingegni appresi a comporre la mia dottrina umana. Per quegli studi conobbi fin nelle origini prime e divinai nelle estreme forme del futuro la nobiltà e l'opulenza del linguaggio che io parlo e scrivo.
Perciò designato, io non entro se non in una fucina insigne, ove l'opera più fulgente sorge dal più duro lavoro. "Labor omnibus unus".
O compagno, in Te serro sul mio petto fedele il più italiano dei cuori, il più invitto dei destini. "Palmam refers"
Il Vittoriale, 21 settembre 1937."

Il 21 novembre, la Reale Accademia d'Italia si riunisce nelle sala Giulio Cesare in Campidoglio- in adunanza generale pubblica, per l'inaugurazione del nono anno accademico e la solenne commemorazione di Guglielmo Marconi.
Alla seduta assistono il Re e la Regina, il Ministro dell’Educazione Nazionale Bottai, il Presidente del Senato Federzoni e numerose altre cariche dello stato, oltre alla marchesa Cristina Marconi, vedova del grande scienziato.

Il Presidente dell'Accademia, D'annunzio, non può partecipare all'adunanza, tuttavia, non fa mancare il suo saluto al Re tramite un messaggio che Formichi, Vice presidente della Reale Accademia d'Italia, legge al cospetto di tutti.

Il Vate rimane alla presidenza per un breve periodo. Dopo la sua morte, il 1 marzo 1938, gli succede Luigi Federzoni, alto gerarca del regime nonché presidente del Senato.

 

 



 
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