Nel 1813 viene operata la riforma delle leggi accademiche, già da alcuni anni auspicata. Nel 1808, infatti, monsignor Nicolai aveva proposto un nuovo disegno per lo statuto che prendesse in considerazione l’apertura dell’Accademia alle classi di filologia ed economia politica.
Sebbene la proposta del Nicolai di riformare lo statuto avesse suscitato pareri favorevoli:
"Mi parrebbe cosa molto congrua di ammettere nell’Accademia Lincea la classe di filologia, giacchè, se vi è scienza, in cui fa di mestieri esser tenuto di occhi lincei, senza dubbio è questa..." (Luigi Marini), all’atto pratico la proposta non sortì alcun effetto.
Con il nuovo statuto del 1813, pubblicati in dodici tavole con il nome di Linceografo, né l’economia politica né la filologia vengono accettate in seno all’Accademia, rimarcando, di contro, la vena conservatrice delle sue leggi. A beneficiarne maggiormente è il segretario perpetuo dell’Accademia, Feliciano Scarpellini il Restituore dei Lincei, che ne regge le sorti con autorità pressochè assoluta.

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