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Nel 1637 Francesco Stelluti dà alle stampe il
Trattato del legno fossile minerale nuovamente scoperto nel quale brevemente
si accenna la varia, e mutabil natura di detto legno rappresentatovi con
alcune figure, che mostrano il luogo dove nasce, la diversità dell’onde,
che in esso si vedono, e le sue così varie, e meravigliose forme.
La preparazione del Trattato è precedente al 1635 e si inserisce
nel clima di fervore scientifico per i fenomeni della natura, in particolare
per il legno fossile – materiale considerato ancora misterioso e
ambiguo -, diffuso tra i Lincei e i naturalisti francesi dell’epoca.
L’opera, dopo una lettera dedicatoria al Cardinale Barberini, è
composta da una breve introduzione nella quale vengono illustrate le motivazioni
della ricerca, l’oggetto e il luogo delle analisi; segue quindi
l’esame particolareggiato dei reperti fossili con le varie interpretazioni
sulla loro origine. Il testo del Trattato è molto breve, mentre
è ricchissima l’iconografia, composta da tredici splendide
tavole, realizzate dallo Stelluti, che dimostra di possedere una notevole
capacità nel disegno e un grande spirito di osservazione. Le tavole
hanno il valore di documentazione scientifica e non di ricerca estetica
e l’intero studio risponde agli intendimenti di Federico Cesi di
impegnare i lincei su temi di scienze naturali, tra cui quello dei fossili,
in particolare dei metallofiti, ovvero i fossili con caratteristiche simili
sia a metalli e minerali che a vegetali. Del resto il Cesi aveva avuto
occasione di rinvenire molti legni fossili presso il suo castello di Acquasparta;
alla luce di ciò il Principe dell’Accademia chiede la collaborazione
dello Stelluti per intraprendere tale ricerca. L’interpretazione
che questi dà, circa l’origine dei fossili, non presenta
novità nel panorama delle ricerche dell’epoca, ma si rivela
molto interessante soprattutto per la metodologia scientifica seguita
nello studio di tale fenomeno naturale.
 
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