Vincenzo dei duchi Rivera nasce a L'Aquila nel 1890 e muore
a Roma nel 1967. Consegue la laurea in Scienze Naturali nel 1913. Dal
1927 è professore di Patologia vegetale nell'Università
di Perugia e dal 1945 di Botanica all'Università di Roma, dove
dirige fino al 1960 l'Istituto di Botanica. Durante il Regime fascista
firma il manifesto degli intellettuali antifascisti di Croce. E' deputato
alla Costituente e nelle Legislature I e III, ed è il promotore
della ricostituzione dell'ateneo aquilano.
L'8 luglio 1944, un mese dopo la liberazione di Roma, il governatore militare
alleato Charles Poletti ordina il commissariamento dell'Accademia d'Italia,
e lo designa come Commissario; il governo italiano prepara un decreto
di nomina in cui a Rivera viene conferito l'incarico di "proporre
i provvedimenti necessari per riformare o ricostituire su nuove basi l'Accademia
stessa", secondo quanto è scritto nella minuta del decreto
(27 luglio 1944), che però non viene emanato (Roma, ACS, Presidenza
del Consiglio dei ministri, Gabinetto, 1944-1947, fasc. 1.1.25-117562).
Con successivi decreti del 18 agosto 1944 le autorità italiane
formalizzano la nomina sollecitata dagli alleati, riformulando il compito
del Commissario (che dovrà ora liquidare l'Accademia d'Italia e
promuovere la ricostituzione dei Lincei), e nominando una commissione
incaricata di "procedere allo studio e a fare proposte per la costituzione
organica dell'Accademia Nazionale dei Lincei": Rivera è chiamato
a farne parte, insieme a Guido Castelnuovo, Gaetano De Sanctis, Guido
Emanuele Rizzo, Vittorio Emanuele Orlando, Giuseppe Armellini, Carlo Calisse.
La commissione, presieduta da Croce, presenta il 12 novembre 1944 una
proposta per l'espulsione di 4 Soci, la conferma di 33 e la sospensione
del giudizio sull'ammissione di altri 30. Ma il Ministero della Pubblica
istruzione (dove nel frattempo il ministro Guido De Ruggiero è
stato sostituito da Vincenzo Arangio Ruiz) prepara un nuovo decreto legislativo
(n. 178 del 12 aprile 1945) che detta nuove "Disposizioni relative
all'Accademia dei Lincei", tra cui la nomina di un Comitato di sette
membri per epurare "con giudizio insindacabile" i Soci senza
titoli adeguati o compromessi "per il loro contegno nel periodo fascista,
tenendo in particolare conto della loro partecipazione ad Accademie create
dal regime fascista o ad esse ispirate", e per ripristinare sollecitamente
il "funzionamento normale" dell'Accademia, in modo da far cessare
la gestione commissariale.
Rivera, che non può far parte di questo Comitato,
attende ai suoi compiti di amministrazione, tentando di ottenere il funzionamento
immediato dell'Accademia e opponendosi agli interventi del Ministro, al
quale rimprovera, in una lettera ad Andreotti del 25 ottobre del 1945,
il tentativo "di imporre il sistema fascista delle nomine dall'alto"
di un Presidente e di un Vicepresidente, non eletti dall'Assemblea, ma
di nomina ministeriale; e aggiunge: "Si capisce il movente: ci si
vuole impadronire dell'Accademia e disporne a piacimento di un gruppetto
e magari di un partito. Sembra che dietro le quinte manovri Benedetto
Croce". Piccato dalle resistenze di Rivera, Arangio Ruiz lo invita
ad abbandonare le "funzioni di commissario senza attendere la pubblicazione
del decreto", riservandosi di comunicargli "il nome del funzionario
del Ministero" che dovrà "raccogliere le debite consegne".
La documentazione citata è in parte tratta da Giuseppe Bolino,
Vincenzo Rivera e la rinascita dei Lincei, "Rivista Abruzzese
di Studi storici dal fascismo alla resistenza", 1981, 2, p. 74, ed
è conservata nell'archivio Rivera (oggi presso l'Archivio di Stato
dell'Aquila); ne possiede copia l'Istituto abruzzese per la storia d'Italia
dal fascismo alla resistenza in L'Aquila.

|
|
|