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IL TRIONFO SUL TEMPO
MANOSCRITTI ILLUSTRATI DELL'ACCADEMIA NAZIONALE DEI LINCEI
Comitato Nazionale  per il IV Centenario della Fondazione della Accademia dei Lincei
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Informazioni:

COMUNICATO STAMPA

 

IL TRIONFO SUL TEMPO.
Manoscritti illustrati dell'Accademia Nazionale dei Lincei
Roma, Palazzo Fontana di Trevi, Piazza Poli,
27 novembre 2002- 26 gennaio 2003

Questa esposizione è la prima delle manifestazioni in programma per le celebrazioni del IV Centenario della fondazione dell’Accademia dei Lincei.
Curata dal Socio Antonio Cadei, la mostra alla quale il Presidente della Repubblica ha concesso l’Alto Patronato, costituisce l'occasione di presentare a un vasto pubblico il ricchissimo patrimonio librario conservato nella biblioteca, con l'esposizione di 176 volumi presso la sede dell’Istituto Nazionale della Grafica (Palazzo Fontana di Trevi, Piazza Poli a Roma), nel periodo compreso tra il 27 novembre 2002 e il 26 gennaio 2003.
La mostra, che è dedicata alla memoria della Prof.ssa Angiola Maria Romanini, principale promotrice dell'iniziativa, prima della sua scomparsa (18 gennaio 2002) è stata organizzata da una Commissione Scientifica composta dai Soci Proff. Oreste Ferrari (presidente), Ignazio Baldelli, Vittore Branca, Antonio Cadei e Angelo Falzea.

La Biblioteca dell’Accademia Nazionale dei Lincei e Corsiniana ha origine dall’unione di due nuclei storici distinti: la biblioteca fondata dal Cardinale Neri Corsini, nipote di papa Clemente XII, inaugurata come biblioteca pubblica fin dal 1754, e quella dell’Accademia dei Lincei, trasferita nell’attuale sede di Palazzo Corsini, nel 1883.
Il progetto della mostra intende sottolineare la vastità di interessi rivelata dal materiale conservato nella biblioteca, successivamente accresciuta anche da particolarissimi lasciti, come il Fondo Caetani, che comprende rari manoscritti arabi, persiani, etiopici, indiani o come il Fondo Verginelli Rota, composto esclusivamente da esoterici testi di Alchimia.

Il materiale prescelto comprende preziosi manoscritti in pergamena e in carta, scritti e illustrati tra il XII e il XVIII secolo, sia in ambito occidentale, con un’ampia selezione di codici prodotti nelle diverse regioni italiane oltreché in Francia, Spagna, Germania e nelle Fiandre, sia in ambito orientale, con un notevole numero di codici persiani ed arabi, greci, ebraici, indiani e provenienti dall’estremo oriente.

I 156 codici posseduti dall'Accademia Nazionale dei Lincei, affiancati da 20 volumi richiesti in prestito a biblioteche italiane e francesi, sono suddivisi in sezioni tematiche.
La mostra è articolata in due parti: I PRIMI LINCEI e LA BIBLIOTECA.

La prima parte sarà dedicata alla storia dell’Accademia dei Lincei, fondata, il 17 agosto 1603, dal diciottenne Federico Cesi, a Roma, nel palazzo di famiglia. Il giovane marchese condivideva con tre amici fraterni - l'olandese Johannes Van Heeck e gli umbri Anastasio de Filiis e Francesco Stelluti - l'ideale di un'intensa collaborazione scientifica "per cui ciascuno doveva essere nello stesso tempo maestro e discepolo degli altri". I primi quattro Lincei, come molti altri dopo di loro, sottoscrissero un albo e assunsero un impegno preciso: coltivare la Sapienza, indagando tutte le scienze della natura con libera osservazione sperimentale. Scelsero come emblema la lince, animale cui era attribuita eccezionale acutezza di vista e che presto divenne il simbolo del metodo scientifico adottato dalla nuova Accademia. La regola lincea fu stesa da Cesi nel Linceografo: il manoscritto è esposto accanto ai Gesta Lynceorum, che contengono i verbali delle prime riunioni accademiche e il celebre oroscopo linceo.
Completano questa prima parte gli splendidi codici di botanica realizzati per l’opera enciclopedica sulla natura ideata da Federico Cesi, costituiti da 1365 tavole dipinte, i taccuini di viaggio di Johannes Van Heeck e numerosi manoscritti tuttora conservati nell’Archivio Linceo, contenenti fra l’altro le prescrizioni per i primi soci e le loro firme autografe, tra le quali quella di Galileo Galilei.


La seconda parte della mostra, LA BIBLIOTECA, è divisa in sette sezioni.

Nella I sezione, dedicata all'Araldica, sono esposti preziosi manoscritti con pagine di incipit dai margini decorati con ricche bordure vegetali con fiori, frutti, animali e putti, nelle quali lo stemma del committente compare come chiaro segno del possesso; accanto a questi sono codici come le Aedes Barberinae, la cui funzione precipua è la celebrazione dinastica di solito riservata a stemmi e imprese, genealogie legate alla glorificazione dei casati e raccolte di stemmi cittadini con i nomi e i blasoni dei notabili locali.

Nella sezione II, dal titolo Ozi dilettevoli ed eruditi, si espone una raccolta di cento scenari teatrali, un canzoniere con testi illustrati da eleganti figure in costume, un trattato sulla scherma, una collezione di gemme antiche figurate e resoconti di viaggio, che testimoniano, con le loro immagini, il tempo dedicato allo svago, al divertimento erudito e al gusto per l'antiquaria. I due volumi con gli Scenari Corsini, animati dalle raffigurazioni di maschere come Pantalone, Zanni e Graziano, costituiscono fonte preziosissima per la conoscenza del repertorio della commedia dell'arte; mentre informazioni curiose sul modo di viaggiare nel Seicento e sui paesi esotici visitati vengono fornite dal diario manoscritto di François de la Boullaye le Gouz, riccamente illustrato con scene di vita orientale e raffigurazioni di miti indiani.

La sezione III, intitolata Le Lettere, è suddivisa in tre parti: Antichi, Moderni, Islam. Specchio fedele degli interessi letterari dei "toscanissimi" Corsini, i libri umanistici qui esposti, per la maggior parte fiorentini, furono scelti dai fondatori della biblioteca più per il contenuto e per le qualità editoriali che ne rendevano gradevole la lettura che per la raffinatezza delle decorazioni. La bianchissima e raffinata pergamena, vergata con l'elegante nuova scrittura umanistica e decorata con la bordura "a bianchi girari", accomuna i codici che figurano nelle due parti di questa sezione dedicate agli autori Antichi e Moderni. In quest'ultima sottosezione è inoltre esposto un gruppo di codici di argomento letterario databili al XIV secolo: una Divina Commedia, probabilmente realizzata ad Arezzo, un elegante Roman de la Rose parigino, un romanzo cavalleresco, il Roman de Tristan, realizzato in area veneta. A conclusione della sezione sono i manoscritti appartenenti alla letteratura medievale e rinascimentale dell'Islam; appaiono di particolare pregio artistico i codici persiani che contengono opere tra le più significative di quella letteratura, quali il Quintetto di Nizami di Ganja, per secoli uno dei soggetti prediletti dell’arte libraria islamica.


La IV sezione, I Templari, ruota intorno a un famoso e autorevole testimone della Regle du Temple, probabilmente eseguito in Francia nella seconda metà del XIII secolo, uno dei soli dieci esemplari noti della Regola dei Templari approvata a Troyes nel 1129. Nel 1119 un gruppo di cavalieri aveva prestato solenne giuramento davanti al patriarca di Gerusalemme: l'impegno era quello di scortare i pellegrini che giungevano in Terrasanta, osservando i voti di povertà, castità e obbedienza. Due stili di vita apparentemente inconciliabili, quello monastico e quello militare, si fusero, per la prima volta nel mondo cristiano, nella Regola dell'Ordine del Tempio. In quasi duecento anni di storia i Templari, tra i principali protagonisti della lotta contro i musulmani, accumularono enormi ricchezze, grazie anche a bottini di guerra, lasciti e abili operazioni finanziarie; costruirono imponenti fortezze e ricche commende, in Palestina e in Europa, diffondendosi capillarmente sul territorio. Fu Filippo il Bello, re di Francia, che, ritenendosi minacciato dal potere politico-economico dei Templari, persuase il pontefice a istruire un processo che si concluse nel 1312 con la condanna e la soppressione dell'ordine.
Al codice corsiniano della Règle, sono affiancati tre codici della Biblioteca Casanatense, probabilmente provenienti da una casa templare francese, come attesta la nota di possesso presente in un esemplare del gruppo (non esposta).

Una delle sezioni più ampie della mostra è la V, intitolata Dal testo sacro al libro di preghiera, suddivisa in quattro sottosezioni: la Bibbia e il Corano, Il Commento e l’interpretazione, La Liturgia, La Devozione.
Testi sacri del mondo occidentale e orientale, La Bibbia e il Corano rappresentano il libro per eccellenza. I raffinati corani, realizzati con materiali pregiati, riprendono nei frontespizi, nelle sontuose legature e soprattutto nella calligrafia alcuni dei principali motivi ornamentali dell'Islam antico. Minutamente copiato su pergamena sottilissima è il testo biblico nel nuovo modello elaborato dal mercato librario parigino nel Duecento: la bibbia tascabile, destinata alla consultazione da parte degli studenti dell'Università. Ad illustrare Il Commento e l'Interpretazione del testo biblico sono testi dei Padri della Chiesa e degli esegeti medievali, tra le altre tre testi dell'abate Gioacchino da Fiore, un piccolo codice con il De mysterio cymbalorum di Arnaldo da Villanova e un codice con le opere di Raimondo Lullo in catalano.

Spicca fra tutti un piccolo codice giunto in Italia da un monastero della penisola iberica: si tratta di un rarissimo esemplare del Commentario all’Apocalisse del monaco Beato di Liébana, in parte copiato nella caratteristica scrittura visigotica; unico esemplare di piccole dimensioni tra le 25 copie superstiti, il codice corsiniano è illuminato dalle miniature visionarie che caratterizzano i più noti codici del Beato.
Gli altri manoscritti non contengono illustrazioni, ma in tutti le iniziali dei testi sono decorate con motivi floreali o animali per facilitare la lettura e impreziosire libri destinati all’uso quotidiano, alla liturgia o allo studio.
La produzione di epoca romanica è rappresentata, per l’Italia, da un volumetto con le Epistole di Agostino ornate in elegante stile ”geometrico” e da un’importante raccolta di leggende di santi napoletani trascritte in grafia beneventana; un Evangeliario greco proveniente dalla Calabria testimonia invece la presenza della cultura monastica orientale nella penisola. Lo stile della decorazione permette di riferire all’Umbria un piccolo nucleo di manoscritti liturgici databili tra la fine del XIII e i primi decenni del XIV secolo, comprendente ben due esemplari della Legenda Aurea di Iacopo da Varagine.
I manoscritti più riccamente decorati, fin dall’Alto Medioevo, sono i libri destinati alla Liturgia, strumenti per la celebrazione del culto, strettamente legati all’arredo dell’altare. Ai codici dedicati alla preghiera pubblica, tra cui il Breviario e il Messale, utilizzati per l’ufficio canonico e la celebrazione eucaristica, si affiancano nel Basso Medioevo i libri concepiti per la preghiera individuale e silenziosa.
Massima espressione della devozione privata è il Libro d’ore: destinato alla meditazione personale dei laici, viene commissionato da sovrani, principi e nobili, ma si diffonde a tal punto da diventare anche oggetto di una produzione quasi seriale, destinata alla vendita. Tra gli esemplari esposti in questa sezione, che comprende alcuni dei più preziosi manoscritti conservati nella Biblioteca, figura un libro d’ore realizzato nel 1536 per le nozze tra Alessandro de’ Medici e Margherita d’Austria. Al XIV secolo risale invece una copia del noto trattato didattico-devozionale intitolato Speculum Humanae Salvationis, illustrata con un amplissimo e complesso programma iconografico che affianca, pagina per pagina storie dell’Antico e del Nuovo Testamento, unite a un insolito ciclo di episodi francescani.

La VI sezione, Le Scienze, è articolata in: La Natura, Scienze esatte, Alchimia, Il disegno tra scienza e tecnica. In questa parte vengono esposte opere manoscritte concernenti le scienze naturali, la matematica, la geometria, l’ottica, l’astronomia, l'architettura e la geografia. Semplici disegni a inchiostro o all'acquerello caratterizzano i codici di argomento scientifico, ove le illustrazioni sono strettamente funzionali alla spiegazione del testo.
"Figurare ogni nostra osservazione e capriccio”, raccomandava Cesi ai soci lincei: il disegno, da modalità di abbellimento della pagina, diviene nel XVII secolo, strumento di comunicazione L’indagine sulla Natura, espressa attraverso il disegno scientifico, conduce alla produzione di erbari dipinti, in seguito affiancati da raccolte di piante essiccate.
Il segno grafico raggiunge l'astrazione nei trattati relativi alle Scienze esatte, concepiti come manuali e realizzati come libri d'uso, cartacei e del tutto privi di ornamentazione. Al contrario, nei codici di Alchimia, l'illustrazione mantiene inalterata anche la ricchezza di significato propria dell'immagine medievale. Per il carattere segreto ed esoterico di questa disciplina, ancora nell'Ottocento questi testi sono copiati a mano e illustrati con complesse simbologie celate in misteriose immagini di forte impatto visivo.
Il disegno fra scienza e tecnica illustra il processo di crescita che porta il disegno ad essere applicabile ad ogni campo dell'attività intellettuale come principale strumento di indagine e diffusione della conoscenza. In questa parte sono concentrati numerosi libri riccamente illustrati con disegni a penna e inchiostro relativi all'architettura, all'urbanistica e al territorio: oltre a un codice eseguito per Alessandro Farnese, a una copia settecentesca del noto Album del Grimaldi e a codici compositi che raccolgono disegni architettonici e mappe territoriali, la sezione include anche un libro a stampa, un incunabolo del De Architectura di Vitruvio, illustrato con disegni a penna attribuiti alla mano di Giuliano da Sangallo.
Il più famoso di questa sezione è senz’altro il manoscritto sul Modo di rendere navigabile il Tevere, illustrato con raffinatissimi disegni a penna acquarellati da Gaspar van Wittel.
L'olandese Gaspar Van Wittel giunse a Roma, all’età di 23 anni, in occasione del Giubileo del 1675, nello stesso anno in cui vi giungeva per la medesima ragione anche il suo connazionale Cornelis Meyer, già noto come ingegnere idraulico inventore di macchine e di accorgimenti per la navigazione. Papa Clemente X Altieri chiese a Meyer un parere sul progetto, mai realizzato, di rendere navigabile il Tevere da Perugia a Roma, esortandolo a compiere una ricognizione sui luoghi, risalendo il corso del fiume; l’album di viaggio fu illustrato dal giovane Van Wittel, con cinquanta vedutine in inchiostro bruno e grigio acquarellato. I disegni topografici descrivono con esattezza i diversi impedimenti che ostacolano la navigabilità del fiume e le varie macchine escogitate dall’immaginazione del Meyer per porvi rimedio. La prima veduta è quella tracciata a Piedicolla e Piani di Pantane Castel, piccolo paese umbro. Van Wittel volge la sensibilità del suo sguardo indagatore agli aspetti paesaggistici e atmosferici dell’ambiente umbro circostante. Nascono così paesaggi di località fluviali di rara liricità, quali Baschi, Corbara, Ratta de Santi Padri, Rotelle e le due vedutine prese dall’alto di Orvieto ed Orte.

Il percorso attraverso le diverse forme di illustrazione del manoscritto, dal Medioevo all’età moderna, prosegue con l'esposizione di un nucleo di legature occidentali e islamiche, nella VII sezione, Il libro chiuso.
Pensata non come un semplice contenitore per proteggere le pagine del libro, la legatura, al pari della pagina scritta, è fin dall'origine del libro manoscritto un luogo destinato ad accogliere immagini e decorazioni. Composta da due piatti, in legno o cartone, rivestiti in pelle tinta e decorata con impressioni in oro e a secco, assume spesso funzione simbolica, araldica o semplicemente esornativa, costituendo il primo impatto visivo del lettore con il libro.
Una scelta di preziose legature - sarà esposta, tra le altre, la magnifica legatura rinascimentale del manoscritto che contiene il testo delle orazioni composte per la morte del re di Francia Francesco I, ornata con le mezze lune che costituiscono l’emblema della sua amante, Diana di Poitiers - si conclude con un insolito esemplare di libro buddista, composto da fasci di fogli di palma profumati all'essenza di sandalo, ricoperto da un panno di seta e conservato in una scatola di legno.

Dal più noto tra i codici esposti, i Trionfi di Petrarca, illustrato con sontuose miniature a piena pagina di carattere allegorico, sono tratti l'emblema e il titolo della mostra. La figura del Tempo, isolata dalla pagina che illustra il suo trionfo, diventa, con un'inversione di significato, il simbolo del Trionfo sul Tempo, intensamente perseguito con la produzione e l'uso del libro manoscritto, strumento primario di trasmissione del patrimonio letterario. L’esecuzione delle sei miniature a piena pagina del codice è stata riconfermata al miniatore Francesco di Antonio del Chierico, attivo a Firenze nell'ultimo quarto del XV secolo.
E' invece esposto per la prima volta un codice che costituisce la copia di dedica a papa Leone X dei Commentari di Tommaso de Vio Caietani, datato al 1517 e decorato con una bordura assegnabile al miniatore Matteo da Milano.
Tra gli altri miniatori rinascimentali individuati nei codici esposti troviamo il napoletano Cristoforo Maiorana – possibile autore di un Libro di preghiere illustrato –, il fiorentino Attavante degli Attavanti – autore delle grandiose miniature a piena pagina che illustrano un altro codice di dedica a Leone X, contenente il testo dell’Anima Pellegrina, scritta dal domenicano Tommaso Sardi –, il veneto Cristoforo Cortese, il senese Sano di Pietro, oltre a numerosi miniatori anonimi, noti con nomi convenzionali, come il lombardo Maestro di Ippolita Sforza e il francese Maître des Prelats bourguignonnes.
Numerosi papi e cardinali sono stati identificati come destinatari e committenti di codici in mostra, come lo splendido volume dei Commentari di Pio II, dotati di una magnifica pagina di incipit con lo stemma Piccolomini. In un Breviario del XIII secolo, uno stemma eraso ha invece rivelato le tracce delle chiavi incrociate e del triregno sovrastante, che hanno permesso di identificare le insegne di papa Niccolò V, al quale il vescovo di Novara Bartolomeo Visconti progettava di donare il codice, con la pagina d'incipit ridecorata con una meravigliosa bordura lombarda, vicina ai modi del Magister Vitae Imperatorum.

Il catalogo delle opere esposte, pubblicato dall'Editore Franco Cosimo Panini di Modena, contiene anche saggi relativi alla storia della Biblioteca e delle sue collezioni librarerie, alla prima Accademia dei Lincei e al mecenatismo della famiglia Corsini.

Ufficio Stampa  
Accademia Nazionale dei Lincei:

Antonella Rotolo
tel. 06 68027216 -340

Francesca Manzari
tel. 06 68027342
e-mail stampa@lincei.it

Istituto Nazionale per la Grafica, Marcella Ghio: tel. 06-69980238
e-mail: m.ghio@inggrafica.it
Civita, Barbara Izzo: tel. 06-692050220
e-mail:izzo@civita.it


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