Il 20 settembre 1870 le truppe italiane comandate da
Raffele Cadorna entrano a Roma. Dodici giorni dopo, con il plebiscito
del 2 ottobre, la città entra a far parte del Regno d’Italia.
Come tutte le istituzioni romane anche l’Accademia dei Lincei,
conosciuta invero come Pontificia Accademia dei Nuovi Lincei, da quando
nel 1847 Pio IX volle ricomporre il sodalizio sciolto sette anni prima
da Gregorio XI, viene sollecitata a mutare denominazione, assumendo
quella di Reale al posto di Pontificia.
Non tutti i soci accolsero bene la proposta, tanto che il 4 dicembre
il presidente Viale-Prelà rinuncia alla carica e abbandona la
seduta accademica seguito da undici soci sui venticinque presenti. L’otto
gennaio 1871 viene eletto presidente della Reale Accademia dei Lincei
il geologo Giuseppe Ponzi. La storia dell’accademia, fondata dal
nobile Federico Cesi quasi tre secoli prima, riparte da questo punto.
La mostra “I Lincei nell’Italia unita”
ripercorre il cammino del sodalizio linceo dalla breccia di Porta Pia
fino ai giorni nostri, attraverso un secolo di intense vicende che hanno
visto il formarsi dell’Italia e degli italiani.
L’esposizione, curata dal socio Tullio Gregory, illustra, attraverso
un’attenta selezione di numeroso materiale storico e documentario,
molto del quale di proprietà della stessa accademia, le vicende
e l’attività dei Lincei nel Ventesimo secolo, mettendo
in evidenza come l’accademia non sia stata affatto soggetto passivo
nell’incombere degli eventi storici, ma che abbia giocato un ruolo
fondamentale nella crescita morale, economica e culturale dell’Italia.
Con l’avvento del Fascismo, l’opposizione
al regime, che tanto costò a molti soci, evidenzia lo spirito
fieramente indipendente dell’accademia in quel ruolo di guida
che la presenza di eminenti personalità tra le sue fila garantiva.
Come Federico Cesi e la sua accademia nel 1600, così i Lincei
nel periodo fascista mai intesero rendere schiava la libertà
di pensiero innanzi all’oppressione che a tinte sempre più
forti si andava delineando in quegli anni.
La mostra ripercorre, con un ampio uso di materiale fotografico,
le tristi vicende che portarono al soffocamento del sodalizio linceo
da parte del regime fascista che, nel 1926, affiancò ai Lincei,
l’Accademia d’Italia, con il chiaro intento di inglobarla
progressivamente in una istituzione accondiscendente alle idee del regime.
Lasciato alle spalle il periodo della dittatura, l’Accademia
Nazionale dei Lincei poté riprendere la sua attività,
pienamente consapevole del ruolo che le spettava nel ricostruire l’Italia.
La mostra, oltre a illustrare il cammino dei Lincei nel
quadro delle vicende storiche italiane si sofferma su alcuni personaggi
che hanno onorato le sue fila, dove spiccano una lunga serie di premi
Nobel in ogni disciplina, ed espone, come ulteriore arricchimento per
il visitatore, alcune preziose opere di artisti a cui è stato
conferito il Premio Antonio Feltrinelli, che l’Accademia, a partire
dagli anni Cinquanta assegna a coloro che si sono distinti nelle proprie
discipline, secondo un avvicendamento annuale che prevede, tra le altre,
la categoria delle Arti.
Ad alcune opere dei premiati Feltrinelli, la mostra rende omaggio esponendole
al pubblico.
L’evento “I Lincei nell’Italia
unita” si colloca all’interno del ricco programma di manifestazioni
volute per celebrare i quattrocento anni di vita dell’Accademia
dei Lincei, fondata il 17 agosto 1603 da Federico Cesi insieme agli
amici Anastasio dei Filiis, Francesco Stelluti e Jhoannes van Heeck.
