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La memoria del Sella sul "Codice D'asti"

 

Tra le varie iniziative di cui Quintino Sella si fa promotore durante la sua presidenza va menzionata la pubblicazione del Codice d'Asti detto del Malabayla, che riporta i più importanti documenti della storia del comune d'Asti e che lo stesso Sella illustra in una Memoria.
Il Codice era stato donato nel 1876 al Sella, in qualità di plenipotenziario di S.M. il Re d'Italia, dall'imperatore e re d'Austria e d'Ungheria.
Il Presidente dei Lincei aveva subito presentato il Codice alla Reale Accademia dei Lincei chiedendone la pubblicazione, decretata il 18 marzo 1876.
Il Governo del Re procura il necessario aiuto: a tal fine, il Ministro della pubblica istruzione, Coppino, ottiene dal Parlamento l'aumento della dotazione dell'Accademia. Il Ministro dell'interno, barone Nicotra, dal quale dipendono gli archivi del Regno, favorisce la stampa, non solo con un importante sussidio, ma anche applicando alla trascrizione del Codice tre eminenti paleografi, il cav. Pietro Vayra, il prof. Luigi Re ed Alessandro Corvisieri.
L'opera viene completata nel 1884 pochi giorni dopo la morte del Sella. Sarà l'archivista degli archivi piemontesi Pietro Vayra a risistemare e a dare alle stampe gli scritti, a cui il Sella stava lavorando, della Memoria illustrativa del Codice, che doveva precedere i due volumi, con l'Indice e l'Appendice.

Come riporta lo stesso Sella nella sua Memoria, il Codice si compone di 40 fascicoli contenenti 380 fogli in pergamena, ed è corredato di numerose miniature e di una carta topografica che indica la posizione di 164 luoghi circostanti Asti e dei principali torrenti. La scrittura è una minuscola gotica e sembra opera di due copisti della metà del XIV secolo. In tutto il volume ricorrono spesso iniziali miniate, contornate di ricci e di ornati, secondo il gusto e le forme proprie del XIV secolo. Il Codice contiene 991 documenti che datano dal 1065, il più antico, al 1353, il più recente. 7 documenti risultano senza data mentre sono presenti circa 37 duplicati. Così Sella motiva la denominazione del Codice nella sua Memoria:

"Indi è che noi chiameremo Codice Malabaila il prezioso monumento che l'Italia deve all'imperatore d'Austria, poiché si riferisce ad un originale, che nel 1353 si chiamava de Malabaila […]. Comunque sia, il nome di Malabaila, che noi proponiamo pel Codice oggi recuperato dall'Italia, ricorda una denominazione del secolo XIV, ed è un tributo di lode a chi conservava in quel tempo il prezioso originale con tanta cura, che l'opinione pubblica aveva dato a questo il nome di quello. "

Il prezioso manoscritto medievale è oggi conservato presso l'Archivio storico di Asti ed è conosciuto sia come Codex astensis, sia come Cronaca Malabajla





 
Protagonisti
Quintino Sella

 

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