Signor Presidente della Repubblica,
nell’ambito delle celebrazioni
del quarto centenario della fondazione dell’Accademia
dei Lincei ha avuto inizio, questa mattina nel Palazzo Corsini,
un convegno scientifico su:
Cento anni di astronomia
in Italia, 1860-1960.
Cento anni importanti per
la storia della ricerca scientifica in generale, ricca,
in quel periodo, di una messe ineguagliabile di scoperte
e di idee nuove nelle discipline più svariate: nella
fisica (con la teoria della relatività, la radioattività,
la meccanica quantistica, ...), nella biologia, nella matematica,
... .
Fra queste, l’astronomia ha, da sempre, risvegliato
una curiosità particolare, in un certo senso più
viva, non solo fra studiosi di scienze diverse ed apparentemente
lontane l’una dall’altra (dalla biologia, alla
chimica, alla matematica, alla fisica), ma in un pubblico
assai più vasto che, come è stato scritto,
scopre ogni giorno che “al di sotto della serena rotazione
del cielo si celano fenomeni di inaudita violenza e di enorme
interesse”. La fenomenologia astronomica, anche la
più primitiva, pervade il nostro vivere quotidiano,
plasma il nostro linguaggio, produce alcune delle metafore
più frequenti. Le notizie su molte delle scoperte
astronomiche ed astrofisiche più sofisticate sembrano
essere facilmente comunicabili ad un pubblico assai più
ampio di quello degli specialisti e degli addetti ai lavori.
Ad un livello più avanzato, alcuni dei problemi fondamentali,
addirittura “esistenziali”, dell’astronomia
sono stati all’origine di interi capitoli della ricerca
scientifica più sofisticata. Ad esempio, il problema
della stabilità del sistema solare ed i risultati
di Henri Poincaré sono oggi alla base di capitoli
fondamentali della meccanica celeste moderna, ed hanno prodotto
- in un arco di tempo che comprende il lavoro dei matematici
di oggi - la teoria dei sistemi dinamici, lo studio del
caos deterministico, la teoria dei piccoli divisori, ...
.
Proprio nel campo dell’astronomia, il convegno aperto
questa mattina nel Palazzo Corsini si propone di mettere
in luce le principali figure di scienziati italiani che
influirono maggiormente e portarono alcuni dei contributi
più significativi alla ricerca astronomica in Italia,
a partire dai decenni immediatamente successivi all’unità
del Paese ed alla rinascita dell’Accademia dei Lincei.
Spicca fra i protagonisti dei primi decenni la figura di
Giovanni Virgilio Schiaparelli (1835-1910), Socio Linceo
dal 1870, che, il 5 maggio 1878 presentò all’Accademia
una memoria illustrata con i famosi disegni nati dall’osservazione
di Marte.
Proprio nel ricordo di questo grande scienziato, è
sembrato quanto mai appropriato che il Convegno sulla storia
recente dell’astronomia in Italia venisse inaugurato
idealmente da una delle Conferenze Lincee: la “Conferenza
Schiaparelli”, affidata a Riccardo Giacconi e dedicata
quest’anno a
Lo sviluppo dell’astronomia
a raggi X.
Socio della nostra Accademia
dal 1985, e Premio Nobel per la Fisica nel 2002, insieme
a Raymond Davis Jr. ed a Masatoshi Koshiba, Riccardo Giacconi,
nato a Genova nel 1931, si è laureato a Milano nel
1954, allievo di Giuseppe Occhialini. Fu proprio Occhialini
a suggerirgli di andare negli Stati Uniti per lavorare nel
campo dell’astronomia in raggi X – della quale
lo stesso Occhialini aveva subito compreso l’enorme
importanza scientifica – sotto la guida di Bruno Rossi
che dell’astronomia in raggi X era uno dei grandi
esperti, e viveva negli Stati Uniti dopo essere stato cacciato
dalla sua cattedra universitaria nell’Università
di Padova a seguito delle leggi razziali. Così, Giacconi
partì per l’America, apprese molto da Bruno
Rossi, e con lui effettuò, nel 1972, il primo esperimento
di rivelazione di sorgenti X celesti.
L’inizio dell’astronomia in raggi X –
sono le parole di Bruno Rossi in un ciclo di lezioni tenute
nell’Accademia Nazionale dei Lincei nel 1972 –
fornisce uno degli esempi più chiari di quanto la
varietà e la ricchezza della natura superino l’immaginazione
dell’uomo.
Dopo avere illustrato lo scetticismo degli scienziati dello
“Space Science Board” della National Academy
of Sciences degli Stati Uniti agli albori dell’astronomia
in raggi X - scetticismo, a suo dire, in quel momento ben
fondato – Bruno Rossi così continua: Questa
dunque, era la situazione quando alcuni di noi a Cambridge,
fra cui voglio ricordare particolarmente Riccardo Giacconi
dell’American Science and Engineering e George Clark
del Massachusetts Institute of Technology, cominciarono
ad interessarsi dell’astronomia in raggi X. Il nostro
ragionamento era estremamente semplice e, se si vuole, ingenuo.
Gli strumenti usati precedentemente, per lo studio dei raggi
X solari erano assai rudimentali e, senza grande sforzo,
si sarebbero potuti costruire strumenti un centinaio di
volte più sensibili. Esaminare il cielo con strumenti
di questo genere voleva dire entrare in un territorio assolutamente
inesplorato, dove, malgrado le avverse previsioni teoriche,
ci si potevano attendere delle sorprese.
Vi fu una serie di discussioni, - continua Bruno Rossi
- da cui emersero due programmi. Il primo (...) perseguito
con grande successo sotto la guida di Riccardo Giacconi
(...) aveva lo scopo di sviluppare un vero e proprio telescopio
per raggi X, utilizzando la riflessione esterna totale dei
raggi X sotto incidenza radente. Il secondo mirava ad una
ricerca di sorgenti X celesti diverse dal Sole, utilizzando
tecniche già esistenti, cioè contatori di
fotoni a finestre sottili.
Il 1972, al quale si riferiva Bruno Rossi nelle sue lezioni,
fu un anno importante per l’astronomia in raggi X
e per il futuro di Riccardo Giacconi. Come ha affermato
di recente lo stesso Giacconi, furono proprio le ricerche
compiute fra quell’anno ed il 1979 a valergli il Premio
Nobel per la fisica, oltre al Premio “Como”
della Società Italiana di Fisica, la medaglia NASA,
la Medaglia Bruce della Società Astronomica del Pacifico,
la Medaglia d’oro della Royal Astronomical Society
e, nel 1984, la laurea honoris causa dell’Università
di Padova.
In una relazione tenuta nel convegno internazionale su Astrophysics
and Elementary Particles, common problems, organizzato dall’Accademia
Nazionale dei Lincei nel 1980, Riccardo Giacconi potè
riassumere i risultati principali di quelle ricerche, conseguiti
inizialmente utilizzando dei razzi, e, più tardi,
mediante strumenti installati sui satelliti “Uhuru”,
nel 1970, “HEAO-1”, nel 1977, e “Einstein”
(“HEAO-2”) nel 1979, rilevando che: This
qualitative change in observational capabilities has so
broadened the scope of X-ray observations that it now encompasses
essentially all objects studied in Astronomy from the planet
Jupiter to the most distant known clusters and quasars.
(...) When extended to even more distant clusters, they
will play a unique role in the study of the early stages
of cluster formation.
Ma il cammino scientifico di Giacconi non si è arrestato
dopo i grandi successi di quegli anni, e coglie un altro
significativo successo nel 1999 riuscendo a fornire –
grazie alle rilevazioni del satellite “Chandra”
- una descrizione accurata dell’universo a raggi X.
Già prima di allora, la linea di ricerca indicata
da Giacconi viene intrapresa con decisione dall’astrofisica
italiana che, grazie alle osservazioni del satellite “BeppoSAX”
fornisce nel 1996 una descrizione accurata delle catastrofi
cosmiche più gigantesche mai osservate prima di allora:
i “gamma ray bursts”.
La natura stessa dell’attività
scientifica di Riccardo Giacconi, l’ha spesso collocato
inevitabilmente al crocevia fra numerosi impegni accademici
– assolti quale professore a Milano, a Harvard ed
alla Johns Hopkins University - e responsabilità
gestionali di grande rilievo, quale Associate Director for
High Energy Astrophisics at the Harvard-Smithsonian Center
for Astrophysics, Direttore dello Space Telescope Science
Institute, e Direttore Generale dell’European Southern
Observatory.
Signor Presidente della Repubblica,
questo è – tracciato per sommi capi da chi,
come me, non ha nessuna competenza nell’astrofisica
– il profilo di un ricercatore che, con la sua creatività,
la sua tenacia, il suo lavoro, ha onorato ed onora il nostro
Paese e la Scienza.
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