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Nonostante l'alto valore spirituale, etico, storico, proclamato
dagli organizzatori, per le motivazioni che hanno portato alla scelta
dell'Europa quale tema del Secondo Convegno Volta, l'iniziativa riceve
numerose critiche dalla stampa estera. Il timore che l'argomento scelto
possa in realtà nascondere intenti politici e di egemonia intellettuale,
in particolare da parte del regime fascista italiano, nel clima di sviluppo
dei nazionalismi, degli imperialismi, degli autoritarismi negli stati
europei degli anni trenta, era stato infatti denunciato.
Un documento conservato presso l'archivio storico dell'Accademia dei Lincei,
non firmato - forse scritto dal vice cancelliere dell'Accademia, Antonio
Bruers e indirizzato al Presidente della Reale Accademia d'Italia- illustra
proprio i commenti sul convegno, in alcuni casi venati di sarcasmo, apparsi
sulla stampa estera. Nella relazione l'autore traccia un bilancio dei
risultati del convegno, constatando il rischio che la Reale Accademia
d'Italia, "il più alto istituto di cultura nazionale",
venga percepita non come organismo indipendente, ma al servizio del regime
fascista, quale suo organo di propaganda all'estero, ledendone quindi
il prestigio e l'autorità.
Egli conclude esprimendo l'opinione secondo la quale sarebbe stato meglio
scegliere un altro tema, magari più pratico, ovvero con un taglio
economico.
Trascrizione Documento
Roma, 8 Marzo 1933 - XI
Eccellenza,
la risonanza del Secondo Convegno Volta nelle Riviste straniere è
stata scarsissima.
La Revue Universelle di Parigi, scusandosi di esser stata impedita
all'ultimo momento di accettare l'invito dell'Accademia, nega l'esistenza
dell'Europa, come organismo dotato di coscienza autonoma.
Parlare dell'Europa, essa dice è esprimere piuttosto un desiderio
che un fatto, è evocare un'ombra. D'Europa non ve ne è stata
mai che ben poca, ed ora ve n'è sempre meno.
La Rivista aggiunge che oggi v'è una sola Europa, quella
creata dai Trattari del 1919; ma accenna, che l'esecuzione di questi trattati
è contrastata dai vinti e dalla potenza promotrice del Convegno.
Implicitamente così rileva il carattere politico che il Convegno
poteva presentare ai diffidenti.
L'articolo è del dicembre e non è firmato. Il direttore
della Rivista è il Signor Henry De Bainville, il redattore politico
il Signor Saint-Brice.
Nella Rivista "Revue des deus Mondes" del 15 dicembre u.s. il
Signor Pernot, uno degli ospiti del Convegno, ne fa una garbata relazione.
Esamina il concetto di Europa nel senso geografico, nel senso etnografico
e nel senso storico e culturale; e riconosce che solo nell'ultimo senso
si può parlare di qualche cosa di comune a tutte le nazioni europee.
Accenna al battibecco finanziario tra il Signor Schacht e il Signor Serruys
sui trasferimenti delle divise, alle critiche contro la democrazia e il
parlamentarismo, alla difesa che ne ha fatto Hanotaux, alla necessità
di un fronte unico delle nazioni colonizzatrici verso le popolazioni di
colore e conclude con le saggie parole del Senatore Scialoja, che fece
appello alla forza di un sentimento comune per il trionfo di idee più
umane e più generose.
L'articolo ricambia con parole cortesi la splendida ospitalità
esercitata verso i convenuti e la perfetta organizzazione del Convegno.
L'Inghilterra era rappresentata al Convegno da un vecchio amico
dell'Italia, ma si può dire che il mondo intellettuale e politico
inglese fosse assente. Infatti nelle riviste inglesi non v'è cenno
del Convegno. Non vi poteva essere un tema più molesto per l'orgoglio
e per l'interesse britannico che il tema scelto, perché tendeva
a mettere in evidenza l'ambiguità politica dell'Inghilterra rispetto
alle potenze continentali dell'Europa.
Delle riviste ungheresi e slave, dove speravo di trovare qualche menzione
del Convegno, non ho potuto avere che quelle scritte in lingua francese,
dove non c'era assolutamente nulla.
Più singolare è il silenzio delle Riviste tedesche, nelle
quali non ho trovato che riproduzione integrale e senza commento di alcune
memorie presentate al Convegno dagli invitati Signori Mendelssohn-Bartholdy,
Weber, Rosemberg.
E' manifesto che il Convegno in Germania è parso piuttosto una
dimostrazione politica che un Congresso scientifico.
Questa mancanza di interesse culturale per un Convegno indetto a proprie
spese dal più alto istituto di cultura nazionale non può
non impressionare.
Due sono le cause, a parer mio di questo fenomeno:
1) la complessità e l'indeterminatezza del tema.
2) il parallelismo con avvenimenti internazionali che hanno dato a un
convegno scientifico l'apparenza di una dimostrazione politica.
Dal lucido riassunto delle memorie presentate e lette al Convegno,
che S.E. Orestano ha raccolto in un opuscolo a modo di conclusione, risulta
che non sono mancate certamente né idee originali né informazioni
preziose; tuttavia nel Convegno ha prevalso quell'anarchia ideologica
e quell'eccesso di specializzazione che sono i defetti fondamentali della
cultura contemporanea.
Tanto sfoggio di dottrina e d'esperienza politica per una giostra, in
cui ciascuno correva la quintana per conto suo, doveva necessariamente
accreditare il sospetto che il Convegno fosse ins ostanza una dimostrazione
politica.
Infatti il Giornale serbo "L'esprit de Belgrade" in un'articolo
del 15 gennaio u.s., segnala ciò che egli chiama un nuovo atteggiamento
del fascismo, un'offensiva teorica in grande stile per propagare all'estero
le dottrine del Regime e mette in rilievo che la Reale Accademia d'Italia
si è dichiarata pubblicamente l'organo di queste dottrine col messaggio
Marconi e col Convegno Volta: ciò non è esatto e non è
desiderabile che tale opinione si radichi all'estero poiché è
manifesto che tanto maggiore sarà l'autorità dell'Accademia,
e quindi i servigi che potrà rendere al Regime, quanto più
apparirà indipendente nei suoi giudizi.
Io, qui mi permetto un'ipotesi che prego V.E. di voler considerare nel
suo valore intrinseco, senza badare a chi la proferisce.
A me pare che se fosse stato scelto un tema economico, poiché il
travaglio economico è comune a tutti i popoli d'Europa, si sarebbe
potuto destare l'interesse scientifico anche all'estero senza acuire le
diffidenze politiche, pur mettendo il dito sulla piaga. Per esempio se
il tema fosse stato formulato su per giù in questo modo "Esame
comparativo della funzione del commercio estero nell'economia dei singoli
stati europei", non si sarebbe usciti dal campo scientifico e si
sarebbe dato luogo a discussioni di alto valore pratico.
Sperando che Ella vorrà perdonare l'ardimento di queste osservazioni
confidenziali, dettate dal sincero interesse che sento per il nostro istituto
e per gli altissimi fini che gli sono assegnati, mi segno con devoto ossequio
di V.E. obbedientissimo.
 
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